
  
La "soffiata"
 
   Che alla base dell'arresto di viale Giulio Cesare c'è una segnalazione è chiaro da subito. Ma a svelarne tutti i particolari è la 2° commissione Moro che, dopo 38 anni, individua in Dario Bozzetti l'autore della “soffiata”

Adriana Faranda esce dalla Questura di Roma dopo il primo interrogatorio
Una brillante operazione di polizia
  Adriana Faranda e Valerio Morucci sono arrestati la sera del 29 maggio  1979. L’irruzione avviene in un appartamento di viale Giulio Cesare
 La cattura dei due appartenenti alla colonna romana delle Br è il  secondo duro colpo alle Brigate Rosse (al momento dell’arresto ancora non è  nota la fuoriuscita dei due dall’organizzazione) Il grande dispiegamento di  attività messo in campo dalle forze dell’ordine, dopo la vicenda Moro, ha già  portato alla scoperta di un’importante base delle br in via Montenevoso a  Milano. Nell’operazione sono stati arrestati. Franco Bonisoli e Lauro Azzolini  componenti del comitato esecutivo delle Br.
 Fin dai primi giorni dopo l’arresto di Morucci e Faranda si intuisce che  a portare gli inquirenti in viale Giulio Cesare non sono state solo le indagini  delle forze dell’ordine.
 Già nel primo verbale Digos, accanto alla intuizioni della squadra  mobile:  
   Fin dal tempi del sequestro del presidente della D.C., era, infatti,  andata maturando la convinzione che nel quartiere Prati e, più precisamente,  nelle zone adiacenti piazza Mazzini, vi fosse un covo delle Brigate Rosse o,  quanto meno, una loro base di appoggio in quanto alcune auto usate per l’ agguato di via Fani erano  state lasciate in quei paraggi. Verbale Digos 30/05/1979, CM2 vol. 36 pag. 222 [il verbale è errato, le  auto ritrovate erano state utilizzate nell’azione di piazza Nicosia, NdR]
si citano anche “notizie riservatissime”
    venivano pertanto attivate le fonti informative  […]Accadeva cosi che, circa dieci giorni orsono, l’attenzione di questo ufficio  si soffermava su un appartamento sito al piano IV dello stabile di viale Giulio  Cesare  occupato dalla soprascritta  CONFORTO Giuliana, la quale, da qualche tempo, secondo notizie riservatissime, ospitava  una coppia ,il cui comportamento, pur irreprensibile, richiamava alla mente il  tipico modo di agire dei brigatisti rossi Ibid.
  E’ chiaro che qualcuno ha dato l’indicazione e che giustamente la polizia  mantenga segreta la fonte.
 Il segreto è durato per quasi 40 anni, anche se a mano a mano maggiori  indicazioni sono state rese pubbliche
  Già nel 1980, il capo della Digos Domenico Spinella, audito dalla 1°  commissione Moro parlò di «un informatore  che rese possibile la scoperta del covo». Anche Ansoino Andreassi, altro  funzionario della Digos, nel 1999 alla commissione stragi riferisce di «un’informazione secca e precisa» aggiungendo-che «l’informatore  era un contatto di natura personale con uno dei due arrestati»
  Nel 2001 è Valerio Morucci che fornisce altri particolari sulla propria  cattura. In un intervista afferma:
   Una spiata. Mi servivano dei documenti falsi e mi  rivolsi alla mala. Ma evidentemente qualcuno aveva rapporti con la polizia» Intervista di Claudio Sabelli Fioretti a  Valerio Morucci, 22/11/2001
  Tesi ribadita nel 2004, nel libro di memorie “La peggio gioventù”
  “L’occasione  [dell’arresto] gliela diedi io perché, per avere documenti falsi, contattai  gente sbagliata. Tra loro un informatore della polizia. Si prese i suoi trenta  denari, all’epoca trenta milioni . Valerio Morucci, La peggio gioventù,   2004, Milano, Rizzoli, pag. 204
Per conoscere i particolari, pero, si sono dovuti attendere quasi  quarant’anni.
L'audizione di Nicola Mainardi
 Nella seduta de 27 Aprile 2016, la seconda commissione Moro ha ascoltato  il sottufficiale di polizia, Nicola Mainardi: il principale protagonista  dell’arresto di Faranda e Morucci
 Il Mainardi, ormai in pensione ha ricostruito la vicenda in tutti i suoi  dettagli:
  In quel periodo, non ricordo bene, forse nel 1978,  ricevemmo la notizia che presso l’AutoCia, un autosalone, si riunivano diversi  pregiudicati della zona della Magliana per acquisti di auto; ma sapevo che lì  dentro cercavano anche documenti falsi. Dopo tre o quattro mesi facemmo una  perquisizione in quell’autosalone, ma non trovammo nulla.  A seguito della perquisizione ebbi contatto con  questo soggetto, il rivenditore […] È nato, allora, questo rapporto  confidenziale, di fiducia, come può nascere tra due persone qualsiasi.  CM2, Audizione del 27 aprile 2016, seduta  antimeridiana, Pag 6
  Il rivenditore è Dario Bozzetti comproprietario dell’autosalone “AutoCia”.  Nel negozio, frequentato da alcuni esponenti della mala romana, si svolgono  anche altre attività come la compilazione di libretti di circolazione e patenti  false. Mainardi ha quindi buon gioco a barattare con Bozzetti “la chiusura di  un occhio” su quelle attività in cambio di “notizie interessanti”.
   Mainardi: Quasi tutti i giorni pressavo il soggetto  perché mi facesse avere qualche notizia. […] Bozzetti a un certo punto mi dice:  «Siete interessati a personaggi delle Brigate rosse?». Gli ho risposto: «Certo  che siamo interessati! Magari, se è possibile!».[…] Ci disse che,  effettivamente, sia Morucci sia Faranda erano stati un paio di volte nel suo  autosalone  Ibid. pag 10
  Come fa Bozzetti a conoscere I due ex brigatisti e perché Morucci e  Faranda frequentano quell’autosalone?
 Il comproprietario di AutoCia è Olindo Andreini.  Morucci ed Andreini sono amici di infanzia,  abitavano ambedue in via Caroncini. La madre di Andreini era portinaia nello  stabile dove abitava Morucci.
 I contatti si sono mantenuti nel tempo e quando nel 1976 Adriana Faranda  deve acquistare una macchina si rivolge all’autosalone di Andreini. E’ in  quell’occasione che Bozzetti incontra i due. L’anno successivo, la Faranda, non  ancora latitante, torna nel negozio e sostituisce la macchina acquistata, una  Mahari, con una A112.
 Nel 79 quando Morucci e Faranda tornano nell’autosalone non è certo per  acquistare una macchina. Ai due latitanti servono documenti falsi e quindi si  rivolgono al vecchio amico che probabilmente già in precedenza aveva rifornito  la coppia.
 Mainardi, avuta la soffiata, avverte i suoi superiori, e dopo aver  accertato la veridicità della fonte si decide di agire. Bozzetti organizza un  appuntamento con Faranda e Morucci a piazza Risorgimento

L'ingresso del palazzo di viale Giulio Cesare dove sono stati arrestati Adriana Faranda e Valerio Morucci
   Mainardi: A piazza Risorgimento c’è Bozzetti, ci  sono loro e poi partono [Bozzetti] li segue a distanza e io sto dietro  Bozzetti. [Loro]vanno a piedi da Piazza Risorgimento fino al numero 47 di viale  Giulio Cesare. Ibid. Pag  11
 Identificata la casa, si organizza l’operazione. Alle 10:30 di sera,  uomini della squadra Mobile ed agenti della Digos fanno irruzione nell’appartamento  ed arrestano Morucci, Faranda e la proprietaria della casa Giuliana Conforto.
 La seconda commissione Moro ha sentito Dario Bozzetti che ha smentito  categoricamente il suo ruolo di informatore. 
   PRESIDENTE. No. Mainardi ha avuto l’indicazione. Ci ha detto in  sostanza: « Mi hanno messo sul tavolo come arrestare Morucci e Faranda » e il  meccanismo era questo: voi incontravate i brigatisti a piazza Risorgimento,  parlavate di quello di cui dovevate parlare, poi Morucci e Faranda se ne  andavano, uno di voi due li pedinava e Mainardi, in macchina, seguiva a sua  volta il pedinatore.
    DARIO BOZZETTI. Questa è una cosa che sento per la prima volta. Se è  successo qualcosa del genere è successo con Andreini, di certo non con me. Io  assolutamente no. 
    CM2  audizione del 26 Aprile 2016,  seduta pomeridiana, pag.6
  A questo punto non ci sono dubbi, nonostante la smentita do Bozzetti, l’arresto di Morucci e Faranda è  stato effettuato grazie alla “soffiata” di Bozzetti. Lo prova la dettagliata  ricostruzione di Mainardi, che nell’occasione ricevette anche una promozione,  le testimonianze di molti funzionari della Digos e la conferma di Valerio  Morucci che nelle sue dichiarazioni fa capire di aver perfettamente individuato  Bozzetti.
Dario Bozzetti è stato condannato, nella primavera del 2017, in via definitiva a 7 anni  di carcere per truffa, insolvenza fraudolenta e ricettazione.  Dopo alcuni mesi si latitanza è stato  arrestato il 24 settembre 2017.
